3. METODOLOGIA DELL'INDAGINE

L'idea di effettuare questa indagine è nata in due viaggi precedenti nei campi profughi sahrawi avvenuti nel 1992. In entrambe le occasioni ho avuto la possibilità di vedere degli ospedali e alcuni tratti di un'organizzazione sanitaria basata su vari livelli. Verificato che i rappresentanti sahrawi in Italia (con funzioni di incentivazione e coordinamento della solidarietà) avessero accettato un'indagine sull'organizzazione sanitaria nei campi profughi ho tentato di rintracciare la possibile bibliografia sull'argomento tra i documenti ed i rapporti che alcune organizzazioni, anche italiane, hanno prodotto sui sahrawi. Purtroppo, quasi tutta la documentazione esistente in Italia, riguarda il conflitto, le cause, i tempi, il diritto internazionale ed il periodo di colonizzazione spagnola.
Gli obiettivi dell'indagine erano quelli di analizzare la struttura organizzativa della sanità nei campi profughi, di cogliere il mix tra tradizione e modernità, di inquadrare le strategie di scelta nel contesto specifico.
La preparazione presupponeva la presenza di alcuni dati di base sui quali mirare il programma dell'indagine; ho richiesto alcuni dati direttamente al centro governativo R.A.S.D. ai campi profughi riguardanti la situazione demografica ed epidemiologica, dati sugli infermieri e sui tipi di personale sanitario e le loro funzioni, programmi delle scuole di formazione sanitaria, ma non è stato possibile ottenere nessuna risposta. Gli unici dati a disposizione erano quelli dei ricordi delle visite precedenti ai campi, peraltro, effettuate non a scopo sanitario. La non disponibilità di dati certi sulla situazione organizzativa ha reso impossibile effettuare una programmazione a priori dell'indagine, su quali punti particolari soffermarsi e quali dati in particolare accertare. L'unica cosa possibile era la stesura di aree di interesse che sarebbero state poste nelle interviste di tipo semi-strutturato a varie persone significative ai vari livelli.
L'indagine è stata compiuta dal 1 al 15 settembre 1994 direttamente nei campi profughi del sahara algerino. All'arrivo nei campi, ho consegnato, al responsabile della reception centrale per le delegazioni estere, la traccia di incontri, interviste e visite che desideravo effettuare, ma il programma previsto e poi quello attuato si sono rivelati molto diversi a causa della compresenza per un periodo di un altro gruppo, di un solo accompagnatore che parlava italiano e della scarsità di fuoristrada per spostarsi da un luogo all'altro. Il giorno 3 settembre ho avuto l'incontro con il direttore dell'ospedale provinciale di Auserd per spiegare i motivi della mia presenza, gli obiettivi della ricerca e per ricevere da un "tecnico" dei consigli su come tentare di portare avanti il programma. Il direttore aveva consigliato la visita e la permanenza per 1-2 giorni in varie strutture: daira, dispensario, ospedale provinciale, ospedale nazionale, psichiatrico, scuole nazionale e Ministero della Sanità.
Purtroppo non è stato possibile attuare il programma che avevo chiesto seguendo queste indicazioni, ma sono ugualmente riuscito ad ottenere delle interviste e degli incontri con alcune persone significative. A livello della daira ho potuto intervistare: gli infermieri responsabili di due dispensari (Mijek e Guilta), la responsabile del settore igiene di un Comitato di Salute (della daira di Birghendouse). Per avere informazioni sull'ospedale provinciale ho visitato quello di Smara ed assistito ad alcune visite specialistiche all'ospedale provinciale di El Ayoun; per quanto riguarda gli ospedali nazionali, sono stato ricevuto dal direttore dell'Ospedale Nazionale Centrale ed ho visitato l'Ospedale Chirurgico. Non è stato, invece, possibile avere accesso a nessun documento ufficiale del Ministero, che gestisce il personale ed ha a disposizione anche i dati epidemiologici; ho avuto un breve incontro con il responsabile della Direzione Generale della Cooperazione.
Per quanto riguarda gli aspetti formativi ho potuto intervistare il direttore della Scuola Infermieri Graduati e quello della Scuola per Infermieri Ausiliari presso la Scuola Professionale Femminile. Per completare il quadro della struttura sanitaria è stato opportuno effettuare delle interviste anche con tre medici tradizionali che hanno acconsentito a rispondere ad alcune domande. Le interviste sono state condotte con il metodo della non direttività, ma sono nati grossi problemi a causa della traduzione dall'arabo all'italiano e viceversa in quanto è difficile proporre domande e tradurre risposte complesse da parte di interpreti con un livello di comprensione dell'italiano non elevato, seppur lodevole e nessuna conoscenza dell'arabo da parte mia. Tuttavia, alcune interviste sono state effettuate in lingua spagnola, specie con i direttori degli ospedali, delle scuole e con gli infermieri, il che ha consentito una comprensione migliore.
Alcuni dati riportati nel presente lavoro sono tratti perciò dalle esperienze personale, ma effettuate in precedenza. La permanenza nei campi è stata di soli 15 giorni dei 20 previsti a causa dell'eccessivo caldo presente e dell'impossibilità ad avere accesso ai dati ufficiali del Ministero. Su questi dati si deve registrare una riservatezza quasi eccessiva, nonostante si tratti di un paese profugo da una guerra ventennale. I risultati esposti in questa tesi sono prevalentemente di tipo descrittivo; i dati sono riferiti principalmente ad interviste, opportuno poteva essere la valutazione dell'applicazione del modello emerso nelle interviste attraverso l'osservazione partecipante.
Questa è stata impossibile da attuarsi nelle scuole perché i corsi non ancora iniziati ed ugualmente negli ospedali a causa del programma della visita che mi è stato proposto; è stata invece attuata nei dispensari, durante alcune visite. Infine, non è stata attuata nessuna inferenza con questi dati a causa della personale mancanza di strumenti metodologici per attuare un'elaborazione complessa di questi risultai e dell'incompletezza dei dati stessi per i motivi esposti.


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