Révolte des Sahraouis - Revolt of the Saharawis - Revuelta de los Saharauis |
Associazione Nazionale di solidarietà con il popolo saharawi
DICIARAZIONE
Un processo farsa per i nazionalisti sahrawi nei territori occupati
Roma, 15 dicembre 2005
Dopo ripetuti rinvii, il processo ai 14 nazionalisti sahrawi davanti alla Corte di appello di Al Aiun si è concluso il 14 dicembre 2005 con la condanna di tutti gli imputati, già in stato di detenzione, a pene da un minimo di sei mesi a tre anni di reclusione. Il procedimento si è svolto senza alcuna delle garanzie per un processo equo e trasparente. La difesa non ha potuto presentare alcun testimone, le accuse sono state suffragate unicamente dalle dichiarazioni della polizia, o da presunte "confessioni" degli imputati. Le denunce delle violenze e delle torture subite non sono state prese in considerazione dalla Corte.
Il processo nasce dalla partecipazione dei 14 nazionalisti sahrawi alle manifestazioni di protesta che dalla fine di maggio percorrono tutti i territori occupati del Sahara Occidentale e che hanno coinvolto anche alcuni centri del Marocco dove più numerosa è la comunità sahrawi in esilio. Alcuni dei nazionalisti sono attivisti dei diritti umani come Aminatu Haidar e Ali Tamek, per i quali la solidarietà internazionale si era già mobiliata in passato per la loro liberazione.
Le ragioni del processo, e le sue modalità dimostrano non solo l'illusione di qualsiasi "apertura democratica", che i governi occidentali hanno voluta concedere al re Mohammed VI, ma anche la debolezza di un regime che non ha altre risposte se non la repressione cieca di un movimento popolare mai visto nei territori occupati.
Ai condannati e agli altri prigionieri va tutta la nostra solidarietà. La forza e la determinazione da loro dimostrata in questi mesi ci convince della necessità di continuare la mobilitazione per la loro liberazione e affinché tutto il popolo sahrawi possa esercitare infine l'elementare diritto all'autodeterminazione.
La comunità degli Stati, le Nazioni Unite e le altre organizzazioni internazionali hanno tutti gli strumenti per ristabilire la legalità nei territori occupati dal Marocco e per consentire al popolo sahrawi di godere dei suoi diritti fondamentali.
Torture, scomparse, arresti arbitrari, assassini in carcere, violenze di ogni tipo contro un popolo pacifico! Chi può ancora dire: Io non sapevo? Ogni indulgenza, ogni ritardo su quanto sta accadendo nei territori è inammissibile per quello che si configura ormai come un crimine contro l'umanità.
Luciano Ardesi, presidente dell'ANSPS
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