Révolte des Sahraouis - Revolt of the Saharawis - Revuelta de los Saharauis

Atto Camera

Interrogazione a risposta in Commissione 5-04543

presentata da LAURA CIMA nella seduta n.647

 

CIMA, MANTOVANI e CALZOLAIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:

il 22 giugno 2005 Amnesty International ha lanciato un appello alle autorità marocchine affinché svolgano le necessarie indagini sui presunti casi di torture e maltrattamenti denunciati da alcuni cittadini saharawi, arrestati durante le violente manifestazioni del mese di maggio;

l'organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani ha infatti raccolto negli ultimi tempi svariati resoconti sull'uso eccessivo della forza da parte dei militari marocchini tra la fine maggio e inizio di giugno nel Sahara Occidentale e in alcune città del Marocco, dove durante diverse manifestazioni di attivisti del gruppo di liberazione del Fronte Polisario, iniziate pacificamente, le forze di sicurezza sono intervenute reprimendo duramente le proteste;

queste manifestazioni sono l'espressione di un rifiuto di tre decenni di occupazione e di una massiccia e violenta opera di colonizzazione marocchina e del diritto inalienabile all'autodeterminazione del popolo saharawi e della reazione del rifiuto da parte del Marocco di rispettare e applicare le risoluzioni dell'Onu e del Consiglio di Sicurezza (in particolare il regolamento del 1991 e il Piano di Pace per l'autodeterminazione detto Piano Baker);

a poco meno di un mese dagli episodi denunciati, il 18 luglio 2005 le autorità marocchine hanno arrestato nuovamente al suo arrivo all'aeroporto di Al Aaiun e trasportato verso una località sconosciuta, il difensore dei diritti umani saharaouis Ali Salem Tamek; con la sua intransigenza il Marocco ha di fatto finora impedito l'avverarsi di una soluzione democratica, giusta e pacifica del conflitto;

in Commissione Esteri nella seduta del 21 giugno 2005, all'interrogazione 5-04469, il Governo ha risposto che il Marocco considera definitivamente superato il «Piano Baker», mentre si dice pronto a negoziare una soluzione «politica e nel quadro delle Nazioni Unite», che preveda la concessione alla regione di «Speciali autonomie»;

nella stessa risposta all'interrogazione il Governo parla di una assimilazione del Sahara Occidentale con l'Alto Adige ed esprime quindi un possibile e grave cambiamento di posizione che prefigurerebbe un'autonomia della regione mai ipotizzata in nessuna risoluzione parlamentare né tanto meno in nessuna risoluzione Onu -:

se il Governo voglia farsi portavoce dell'appello lanciato dalla popolazione saharawi alla comunità internazionale per la liberazione di Ali Salem Tamek, e se nelle sedi competenti internazionali e nei contesti bilaterali con il Regno del Marocco intenda adoperarsi affinché possa essere inviata al più presto una commissione d'inchiesta internazionale nel Sahara Occidentale e ribadire l'importanza e l'urgenza da parte marocchina di riconsiderare il «Piano Baker II» ed organizzare senza più ritardi il referendum che potrebbe mettere fine al conflitto che regna dal 1975, confermando e mantenendo in questo modo gli impegni presi dall'Italia per l'applicazione di pace dell'Onu e del diritto all'autodeterminazione del popolo saharawi. (5-04543)


Interrogazione n. 5-04543 Cima: posizione del Governo italiano sul Sahara occidentale.

TESTO DELLA RISPOSTA

Come ripetutamente sottolineato in precedenti risposte del Governo sulla questione del Sahara occidentale ed in aggiunta a quanto già fatto presente, desidero ricordare anzitutto che l'impegno dell'Italia nel corso di questi ultimi anni è stato volto coerentemente a perseguire una soluzione negoziata che faccia riferimento ai principi delle Nazioni Uniti e, in particolare, alle Risoluzioni approvate dalle Nazioni Unite sulla questione. A tal fine, l'Italia mantiene regolari contatti con tutti i Paesi maggiormente coinvolti, tra cui, oltre al Marocco ed all'Algeria, anche Francia e Spagna in considerazione dei loro legami storici con l'area in questione.

Un impegno particolare è stato profuso sul piano umanitario. L'Italia, per il tramite della Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri, continua ad assicurare aiuti in favore dei rifugiati Saharawi sia sul canale dell'emergenza (nel 2004 sono stati forniti beni alimentari per un ammontare di 1.500.000 di euro), che attraverso contributi pari a circa 1 milione di euro per la realizzazione di progetti promossi da ONG italiane. Il Ministero degli Esteri ha inoltre concesso borse di studio (rinnovate anche per il corrente anno accademico) a studenti Saharawi.

In merito alla posizione del Marocco sulla questione, è noto come da parte di Rabat si consideri ormai superato il «Piano Baker». Le Autorità marocchine si dicono pronte a negoziare una soluzione «politica e nel quadro delle Nazioni Unite» per il Sahara che preveda la concessione alla regione di «speciali autonomie» e prerogative nella gestione degli affari regionali, nel rispetto della sovranità ed integrità territoriale marocchina, e non escludendo, a tal fine, l'eventualità di un dialogo diretto con il Polisario. In tale contesto, l'Italia continuerà a partecipare alle iniziative promosse in tutte le competenti sedi internazionali, al fine di sostenere un rilancio del dialogo fra le Parti direttamente interessate con l'obiettivo di favorire una soluzione negoziata della questione sotto l'egida delle Nazioni Unite. L'Italia, anche sulla base degli eccellenti rapporti bilaterali che intrattiene con le Parti più direttamente coinvolte, non ha mai mancato, né mancherà in futuro, di svolgere tutte le più opportune sensibilizzazioni affinché a tale situazione di crisi possa trovarsi una soluzione concordata. In tutti i contatti avuti, da parte italiana non è peraltro mai stato proposto uno specifico modello di soluzione, ma si è sempre fatto riferimento al quadro delineato dalle Nazioni Unite insistendo sull'importanza di riconoscere il ruolo determinante che quell'organizzazione può svolgere per favorire una soluzione concordata ad una situazione di tensione che, se degenerasse ulteriormente, potrebbe compromettere la stabilità regionale.

Una particolare attenzione, con interventi opportunamente calibrati in funzione dei destinatari, è sempre stata prestata alla dimensione umanitaria, specie per quanto riguarda le condizioni e la liberazione dei prigionieri di guerra detenuti dal Polisario e dalle Autorità marocchine. In questo contesto, e con riferimento alle notizie relative all'arresto del signor Ali Salem Tamek, il Governo non mancherà di intervenire per acquisire ogni utile possibile informazione. A questo riguardo va ricordato che il 31 marzo scorso la Presidenza lussemburghese dell'Unione Europea ha inviato, a nome dei 25 Stati membri, ai Ministri degli Affari Esteri di Marocco, dell'Algeria ed al Segretario Generale del Fronte Polisario, una missiva in cui si esprime la preoccupazione dell'Unione europea in merito agli aspetti di carattere umanitario del conflitto nel Sahara Occidentale. Il testo delle tre lettere, calibrato in maniera diversa a seconda dei suoi destinatari contiene una premessa comune relativa alla necessità di separare gli aspetti di carattere umanitario da quelli di natura politica del conflitto. In particolare, nella lettera al Ministro degli Affari Esteri marocchino, Mohamed Benaissa, si sottolinea l'importanza di trovare una soluzione al problema dei dispersi Saharawi d'intesa con il Comitato Internazionale della Croce Rossa.

Con riferimento all'appello rivolto da Amnesty Intemational per accertare eventuali abusi in occasione dei disordini verificatisi nel maggio scorso nella cittadina di Laayoune vale la pena ricordare che si tratta, come è prassi dell'autorevole organizzazione internazionale, di informazioni raccolte sulla base di interviste e denunce individuali da parte di persone detenute e poi rilasciate dalle autorità marocchine in conseguenza di tali eventi. Già in passato Amnesty International aveva peraltro accusato le Autorità marocchine di tollerare da parte delle proprie forze dell'ordine abusi ed un uso eccessivo della forza, nonché il ricorso a pratiche di tortura e maltrattamenti nei confronti di persone ridotte in stato di detenzione. Gli episodi sopra segnalati sono al momento oggetto di attenta valutazione da parte del Governo e degli altri Paesi UE.

Laura CIMA (Misto-VU), replicando, si dichiara parzialmente soddisfatta dalla risposta fornita dal rappresentante del Governo, la quale tuttavia non chiarisce in quale modo il Governo si stia adoperando perché possa avere luogo il referendum per l'autodeterminazione del popolo Saharawi. Ritiene infatti assolutamente necessario accelerare al massimo la soluzione di un problema che si trascina da molti anni e che ha visto, proprio negli ultimi tempi un aggravarsi dell'atteggiamento persecutorio del Marocco nei confronti di numerosi rappresentanti del popolo Saharawi, come avvenuto nel caso dell'arresto di Alì Salem Tamek. Ricorda altresì che alcune missioni di delegazioni europee sul territorio Saharawi non hanno potuto svolgersi a causa dell'opposizione delle autorità marocchine che le hanno accusate di attentare all'integrità del popolo marocchino.

Fa presente che appare quanto mai urgente attuare le risoluzioni dell'Onu e in particolare il piano di pace per l'autodeterminazione del popolo Saharawi (piano Baker), soprattutto in considerazione del fatto che questo popolo ha sempre rinunciato al ricorso a strumenti di lotta politica violenta, per la difesa legittima dei propri diritti: proprio per la natura pacifica della resistenza scelta dal popolo Sahrawi, le sue ragioni andrebbero tutelate con maggiore determinazione da parte della comunità internazionale.


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